Ritratto della Signora Terracini,
h, 38 cm. bronzo, opera firmata
La figura dello scultore César Santiano, nato a Buenos Aires nel 1886 e morto a Torino nel 1919 a soli 33 anni, è oggi caratterizzata da una certa mancanza di dati biografici dettagliati, pur avendo, di contro, una buona testimonianza della sua ricca produzione artistica: sculture che ci restituiscono un artista di talento, molto richiesto dai suoi contemporanei, come dimostrano le numerose committenze pubbliche e private, interrotte da morte prematura.
Grazie ad un articolo apparso sulla rivista torinese “L’Artista Moderno” del 1913, a firma di De Liguoro, apprendiamo tuttavia qualcosa di più sulla figura dello scultore: il giornalista descrive con dovizia di dettagli il suo incontro con l’artista nel suo studio di Torino, ne racconta le vicende che lo hanno portato in Italia, sottolineando come Santiano, neanche trentenne, goda già di una buona fama nazionale ed internazionale anche grazie alle importanti committenze pubbliche ottenute in età giovanile a Buenos Aires, sua città natale.
Un talento precocissimo il suo, tanto che riuscì ad emergere nonostante una situazione familiare di grande indigenza, che non gli aveva permesso di proseguire gli studi artistici verso i quali aveva pur dimostrato una naturale attitudine.
Grazie ad una notevole prestanza fisica divenne invece ginnasta e lottatore, esibendosi anche nei circhi, attività che gli consentiva di mantenersi. Un signore genovese trasferitosi nella capitale argentina lo assunse come insegnante di ginnastica per il figlio; accortosi della sua propensione all’arte, lo sostenne economicamente perché potesse dedicarsi agli studi e realizzare la sua prima opera. Nacque così il “Gladiator Herido”, scultura di oltre 2 metri che rappresenta un guerriero romano ferito, realizzata in 4 mesi ad appena 19 anni; la statua, oggi visibile in Plaza España a Buenos Aires, fu acquisita dal governo argentino.
Poco tempo dopo, pur impegnato nel servizio militare, partecipò e vinse il concorso per la realizzazione del monumento per il generale Mitre a Mar de la Plata, sempre a Buenos Aires, opera che realizzò in pochissimo tempo tra il plauso generale. Infine, si aggiudicò il premio Gran Premio d’Europa, riservato ai professori di scultura e al quale fu invitato a partecipare per merito, che consentiva di soggiornare nel vecchio continente per meglio apprendere la lezione dei grandi maestri europei e classici.
Santiano si trasferì a Napoli (ma visitò anche Parigi); alla grande Esposizione Nazionale di Arte di Roma del 1911 presentò il gruppo scultoreo “Sub lumine solis fiat” (poi esposto nella capitale francese), che suscitò scalpore per il soggetto erotico ma lo impose all’attenzione di pubblico e critica: in particolare sollecitò l’ammirazione del grande scultore Leonardo Bistolfi. Questo potrebbe essere una delle ragioni, se non la più importante, del suo trasferimento a Torino: avere l’opportunità di frequentare come allievo lo studio del grande scultore, fatto che poi avvenne con grande soddisfazione di entrambi, e che lo portò a relazionarsi anche con un altro illustre epigono di Bistolfi, Arturo Stagliano.
Santiano nel 1913 si è dunque trasferito da qualche mese nel capoluogo piemontese, e molte sono le opere realizzate dal suo arrivo nel vecchio continente, a partire dai busti delle più note personalità argentine residenti in Europa e in Italia, come il quello della moglie del Console argentino a Genova, Laura Escalada, quello della poetessa francese Jeanne d’Ortzal o di Guglielmina Valdata-Vanniron.
A Torino (nell’articolo sono annoverate tra le opere più importanti, e corredate da immagini) ha già eseguito un pregevole “Busto di Signora”, presentato alla Promotrice di Belle Arti di Torino nel 1912, e il monumento funerario “La Fatalità e la Vita” per la tomba della famiglia Mosca-Solavaggione al Cimitero Monumentale, opera che risente fortemente dell’estetica bistolfiana, in special modo nell’accurata e drammatica descrizione delle figure umane ritratte come dirompenti dalla materia.
Al momento della sua visita nello studio il giornalista ci restituisce in presa diretta il fatto che l’artista stia lavorando ad una nuova opera, “L’uomo e le sue passioni” (un uomo atletico che sostiene il peso di due donne, rappresentanti la lotta tragica della Vita e il piacere della Bellezza). La statua avrà un felice destino, destinata ad essere esposta al gran Salone di Parigi e anni dopo (ma questo il giornalista e l’artista non potevano saperlo), ad abbellire Plaza Balcarce a Buenos Aires. Non altrettanto sarà per Santiano, al quale l’ammirato cronista del 1913 prevedeva un brillante futuro, e che invece morirà solo pochi anni più tardi. Di lui rimangono, come accennato, molti ritratti scolpiti, frutto di committenze private della nobiltà e dell’alta borghesia dell’epoca, tra i quali il bel “Ritratto della Signora Terracini” in bronzo, che rivela, pur nelle dimensioni contenute, una squisita fattura, a partire dalla puntuale definizione dei preziosi pizzi dello scollo, delle mani in grembo, del piccolo piede che spunta, elegante, dalla lunga veste.