Piero Dorazio

Pietro Dorazio, Rumori Mattutini, all'asta
Piero Dorazio, Rumori Mattutini, 1957, acrilico su tela.

Rumori Mattutini, 1957
40 x 30 acrilico su tela


Il bel dipinto acrilico su tela “Rumori mattutini” del 1957, già in collezione della Chicago Modern Art Gallery, si inserisce ancora nel periodo americano di D’Orazio, quando l’artista è ormai presente in numerose esposizioni negli Stati Uniti: nel 1953, come rappresentante dell’Italia, si reca per la prima volta oltreoceano per partecipare all’International Summer Seminar presso la Harvard University; subito dopo si trasferisce a New York, dove, nel 1954, tiene le prime personali alla Wittenborn One – Wall Gallery e alla Rose Fried Gallery. Tornerà nel 1960 negli Stati Uniti, all’Università di Pennsylvania a Philadelphia, dove è chiamato a riorganizzare e dirigere il Dipartimento di Belle Arti; da allora riveste diverse cariche accademiche negli Stati Uniti.

I contatti con artisti come Klein, Cornell, Motherwell, Duchamp, Rothko, incontrati nel soggiorno newyorkese, favoriscono un proficuo confronto con l’arte internazionale e arricchiscono la sua capacità di sviluppare un nuovo linguaggio, fatto di segni e cromie, lontano da ogni naturalismo se non nei titoli, come in questo caso: in “rumori mattutini” si ricorre ad una dimensione sinestetica, poiché è il colore a suggerire il suono, come già era successo per i quadri del periodo americano – solo dieci anni prima – di Pet Mondrian, fondatore con Theo Van Doesburg del “neoplasticismo”.

Piero Dorazio (Roma, 1927 – Perugia, 2005) è stato uno dei massimi rappresentanti dell’astrattismo europeo. Terminati gli studi classici, studia per quattro anni architettura. Insieme agli amici Lucio Manisco, Mino Guerrini e Achille Perilli frequenta nel primo dopoguerra lo studio di Renato Guttuso, ma ben presto si allontana dalle tesi del realismo socialista.

Nel 1947 vince una borsa di studio all’École des Beaux-Arts di Parigi, dove risiede per un anno, grazie all’aiuto di Gino Severini, entrando in contatto con André Breton, Henri Matisse, Joan Miró, Le Corbusier, Georges Braque, Hans Arp, Fernand Léger.

Tornato a Roma diventa uno dei firmatari del Gruppo Forma 1, con Ugo Attardi, Pietro Consagra, Mino Guerrini, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato e Carla Accardi. Questi artisti sono accomunati dalla volontà di svincolare l’arte da una dimensione realistica, prediligendo un’attenzione particolare al segno e alla forma che diventano unico elemento di espressione.

In seguito alla partecipazione a “Documenta 2” di Kassel nel 1959, nel 1962 entra a far parte del “Gruppo Zero” partecipando a tutte le mostre collettive del gruppo.

Dalla prima metà degli anni ’60 realizza composizioni geometriche su ampi schemi liberi, a stesure di colori piatti. Dalla seconda metà degli anni sessanta lavora a situazioni formali dinamiche racchiuse in griglie orizzontali; Gli viene dedicata una sala personale alla Biennale del 1966 con opere monocrome su fondo grezzo.

Dopo un periodo di viaggi tra Europa e Stati Uniti, Dorazio sceglie un antico convento situato a Todi, vicino a Perugia, come residenza e studio e qui si trasferisce nel 1973, trasformando il piccolo borgo in un polo di attrazione per molti artisti dediti all’arte astratta. A Todi si dedica a libri d’artista, illustrazioni, stampe, incisioni e allestimenti teatrali. Nel 1979 il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris gli dedica una grande mostra antologica. Agli inizi degli anni ‘80 collabora alla realizzazione di mosaici d’artista per le stazioni della metropolitana di Roma. Si spegne a Perugia nel 2005.