Renato Birolli

Renato Birolli Centro d'Equlibrio 1959
Renato Birolli Centro d’equilibrio 1959  Olio su Tela

Centro d’equilibrio, 1959
Olio su tela, 49, 8 x 70 cm

“Fui un uomo ed ebbi alcuni colori” (Renato Birolli)

L’opera “Centro di equilibrio” del 1959 s’inserisce in una serie di dipinti dal medesimo titolo, tema affrontato da Birolli già dalla metà degli anni ‘50, e impostati su uno schema strutturale fortemente dinamico, che si irradia da un nucleo in espansione o addirittura in deflagrazione. Questo effetto è sottolineato efficacemente dall’utilizzo di un’ampia gradazione cromatica, in questo caso da una gamma di rossi accesi alternati a sprazzi di blu e giallo, in una vivida alternanza di luce e colore.

L’immagine che ne risulta è di elevata intensità emotiva, che mira a rompere l’equilibrio citato nel titolo e a negare l’oggettività a favore di un espressionismo dal carattere fortemente personale, anche da un punto di vista esecutivo. Tuttavia, come già stato evidenziato dalla critica, in Birolli non si può realmente parlare di carattere decisamente astratto o figurativo poiché tutto in lui nasce dall’osservazione della natura, resa più o meno evidente, ma sempre fulcro della sua ricerca.

L’equilibro a cui tende è piuttosto quello tra reale e invenzione, entrambi espressi con uguale intensità, formale e cromatica. A tale proposito lo stesso Birolli ebbe a dire

“Il colore non è materia, è nucleo emozionale”

Birolli nasce a Verona nel 1910; dopo aver studiato presso l’Accademia della sua città si trasferisce a Milano dove, a soli 23 anni, entra a far parte di un gruppo di avanguardia assieme a Renato Guttuso, Giacomo Manzù e Aligi Sassu. Nel 1937 è tra i fondatori del gruppo e della rivista “Corrente”, già “Vita giovanile”, periodico mensile d’arte, letteratura e politica fondato da Ernesto Treccani nel 1938, soppresso nel 1940 dal Partito Fascista. Il Movimento prosegue la sua attività nella Galleria Bottega di Corrente, che si inaugura proprio con una personale di Birolli.

Nel 1947 si trasferisce a Parigi: la pittura di Henri Matisse e Pablo Picasso, da lui molto ammirati, lo orientano verso una pittura post-cubista, e una forma di lirismo astratto che influenzeranno anche la sua ricerca successiva.

Negli anni ’50 entra anche in contatto con l’Action-Painting americana, senza però farsene condizionare. Con la Biennale di Venezia del 1950 Birolli entra a far parte del gruppo degli “Otto” sotto la guida di Lionello Venturi, che lo definisce “astratto-concreto”.

Comincia il periodo del suo maggiore successo, anche grazie a due importanti personali a New York (nel 1951 e nel 1958), con la presentazione di Lionello Venturi. Di questi anni ripetute sono le sue fughe dalla città alla ricerca di un contatto più stretto con la natura: numerosi e prolungati i suoi soggiorni a Fossa Sejore (1950, ’53, ’54), Porto Buso (1951), Bocca di Magra (1952), Cinque Terre (1955, ’57, ’58).

Nel 1958, in occasione di una personale alla galleria Montenapoleone di Milano, Birolli parla espressamente della sua intenzione di uscire dai limiti del suo “naturalismo”.
La morte lo coglie nel maggio 1959, quando sognava un ritorno alla sua Verona. Di sé ha lasciato scritto:

“Voglio che di me si ricordi soltanto la pittura che faccio e farò”.


Dalla sua scomparsa molti sono stati i riconoscimenti internazionali e numerosi musei in Italia e all’estero hanno organizzato mostre monografiche e hanno incluso le sue opere nelle collezioni permanenti.