“La famiglia della guida”, 1959
Olio su carta applicata su tavola
Italo Mus, nato a Châtillon nel 1892, fu un artista tanto talentuoso quanto prolifico: nella sua vita eseguì circa duemila lavori tra disegni, bozzetti, dipinti che presentano soggetti e tecniche differenti.
Nel 1909 si iscrive all’Accademia delle Belle Arti di Torino e segue i corsi di tecnica della pittura e di disegno sotto la guida dei maestri Giacomo Grosso e Paolo Gaidano.
Interrompe gli studi per prendere parte alla Grande Guerra; nel 1932 realizza il Monumento ai Caduti della prima guerra mondiale a Saint Vincent, opera poi distrutta negli anni ’40 per il recupero del metallo a fini bellici. Tra il 1920 e il 1940 realizza le opere che ne caratterizzano maggiormente lo stile, dipinti che raccontano con uno stile del tutto originale scene della vita montanara della Valle d’Aosta. Nel 1966 l’Accademia di Belle Arti di Torino gli dedica una retrospettiva nella quale viene esposto anche “La famiglia della guida”.
Alla fine degli anni ’30 conosce diversi artisti come Carlo Carrà, Antonio Ligabue, Pietro Morando e Francesco Menzio. Per un periodo collabora nel suo studio di Saint-Vincent con De Pisis e nel 1956 alcuni suoi dipinti sono esposti a New York e Buenos Aires.
Alla metà degli anni ‘60, mentre era ancora in piena attività, viene colpito da una grave malattia che non gli permise più di lavorare. Muore nel 1967 a Saint-Vincent.
Nella sua lunga e operosa attività artistica ebbe numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Saint -Vincent (1922-1947-1949), il Prix de la Montagne (Milano 1927), il Premio Einaudi (1950), il Premio Consiglio dei Ministri (Roma 1959), il Premio Nazionale d’Arte Sacra (Roma 1960).
Nel 2018 gli è stata dedicata la personale Italo Mus. Sotto il cielo a Palazzo Doebbing, Sutri, a cura di Gabriele Accornero; in quell’occasione Vittorio Sgarbi ha scritto:
“Italo Mus, dalla Valle d’Aosta. Ovvero l’odore del legno. Protezione, tradizione, famiglia. È quell’odore, di legno di noce, che più di ogni altro pittore Italo Mus descrive in tele che hanno la forza di Sironi e l’intimità di de Pisis. Ritirato in Valle d’Aosta, Mus va restituito alla pittura italiana del Novecento, come un integro pittore dell’uomo, del suo lavoro, dei suoi valori. Nelle opere di Mus, nelle lunghe serate d’inverno, arrivano i rintocchi delle campane di Rouault e di Permeke, attribuendo a Mus una dimensione internazionale, come poeta del dolore e della consolazione. Il mondo contadino è un mondo universale, di valori antichi”.
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