“Uova sul tappeto”, 1955
tempera su cartoncino, 70 x 50
In tutta l’opera di Felice Casorati è cifra costante il desiderio di cercare nella classicità un nuovo ordine, raffigurando immagini immobili e silenziose, immerse in una dimensione rarefatta che richiama le atmosfere della pittura del Quattrocento e del Cinquecento, citazioni colte e ricorrenti sia nella forma che nei contenuti.
Le “Uova sul tappeto” del 1955 propongono un “esercizio di stile” in termini di forma e cromia: undici candide uova sono appoggiate su un piccolo drappo, appoggiato a sua volta su un tappeto con grafici disegni dalla prospettiva falsata in verticale, inondate da una luce a cono dall’alto: la scena, giocata solo sul bianco, il blu e il nero, è costruita mediante la sovrapposizione di campiture cromatiche a suggerire una profondità spaziale basata sul colore e non sulla prospettiva geometrica lineare; il chiaroscuro è assente e le piatte volumetrie sono rese solo dalle variazioni tonali.
Il tema della natura morta con uova è ricorrente nella pittura di Casorati, a partire dal 1914 con il dipinto “Le uova sul tappeto verde”, noto anche come “Scherzo: uova”. Le uova diventano quasi un’ossessione e sono spesso protagoniste assolute dei quadri: sul tappeto o su stoffe spesso a motivo di scacchiera, sul cassettone, su un libro, dentro a ciotole con rape o limoni, accostate a genziane, in notturno a dialogare con la luna con cui condividono il pallore, o addirittura stranianti protagoniste in un paesaggio dai tratti antinaturalistici.
Come accennato, la critica ha interpretato questa scelta come un omaggio a Piero della Francesca (in particolare alla Pala Di Montefeltro del 1472 oggi alla Pinacoteca di Brera), maestro a cui Casorati ha ripetutamente guardato per la costruzione matematica dello spazio e per l’atmosfera immobile che avvolge le figure. La scelta dell’uovo, oltre a offrire la possibilità di ragionare sulle forme “statiche” (in questo caso una forma “perfetta”) e la loro dimensione in relazione allo spazio, conduce l’artista a una riflessione sul contrasto tra precarietà (solo suggerita, le uova non sono mai rotte ma per loro natura rimandano ad un equilibrio instabile) e la consistenza insita nelle cose, aspetto e contenuto, potenza trattenuta, cristallizzata in un attimo eterno: il “realismo magico” si fa qui essenziale, portando la riflessione su temi più intimisti, allegorici.
A proposito della scelta dell’uovo nell’opera casoratiana così si esprime il critico Luigi Carluccio nella monografia dedicata all’artista pubblicata nel 1964, ad un anno dalla sua scomparsa:
“[…] L’idea corrente, popolare, dell’arte di Casorati è solidamente ancorata alla figura dell’uovo; emblema nitido e categorico forse anche più che la famosa bottiglietta morandiana. Non è infatti la figura, quindi l’idea di un oggetto amato ed assunto ad immagine rappresentativa di un atteggiamento spirituale, ma è la figura di una forma ideale; o piuttosto è una forma assoluta, che in sé implica contemporaneamente un problema di stile e la sua soluzione congeniale. Essa è infine coincidenza perfetta di immaginazione fantastica e di linguaggio, impronta plastica di un asteroide, che esprime bene l’idea di una forma che è piena e chiusa e tuttavia suggerisce con la sua sagoma sfuggente anche una sensazione di instabilità, di movimento in atto, di probabilità di modificazione dell’equilibrio, aggiunto alla perfezione tipica della geometria l’imperfezione dell’attesa, la sospensione psicologica, quel brivido metafisico che dall’interno scuote ora più ora meno fortemente tutta l’arte di Casorati”