Graham Sutherland:il paesaggio dell’inconscio, tra natura e metamorfosi

Graham Sutherland "Senza Titolo" 1974, tecnica mista, all'asta con Sant'Agostino il 10 giugno 2025

Graham Sutherland

“Senza titolo” 1974
50×46, tecnica mista su carta

Questopera è presente nell’asta di dipinti di giugno 2025


Figura centrale dell’arte britannica del Novecento, Graham Sutherland nasce a Londra nel 1903. Dopo una formazione iniziale come ingegnere, decide di dedicarsi all’arte e si iscrive al Goldsmiths’ College, dove si specializza in incisione, raffinando un gusto grafico che resterà riconoscibile anche nella sua futura attività pittorica. Negli anni Trenta, abbandonata l’acquaforte per la pittura a olio, elabora un linguaggio originale, profondamente influenzato da Samuel Palmer, William Blake e dal surrealismo europeo, in particolare da Max Ernst.

È nei paesaggi del Galles meridionale che Sutherland trova la sua prima, autentica ispirazione: scogli, alberi contorti, formazioni rocciose e forme organiche si trasformano in simboli visivi potenti, carichi di ambiguità e tensione emotiva. Durante la Seconda guerra mondiale, è nominato “War Artist” ufficiale dal governo britannico: i suoi dipinti del conflitto, tra macerie e impianti industriali devastati, restituiscono un’immagine drammatica e poetica della distruzione.

Nel dopoguerra, ormai affermato a livello internazionale, riceve prestigiose commissioni, tra cui il ritratto di Winston Churchill (1954), rimasto celebre per l’intensità espressiva e l’imponente ciclo di vetrate e arazzi per la nuova cattedrale di Coventry, emblema della ricostruzione morale e spirituale del Paese. Espone in varie edizioni della Biennale di Venezia e viene celebrato con numerose retrospettive, tra cui quella alla Tate nel 1982.

Negli anni Settanta, Graham Sutherland giunge a una fase profondamente riflessiva del proprio percorso artistico. Lontano dai clamori del dopoguerra e dalle commissioni monumentali che avevano caratterizzato i decenni precedenti, si dedica a una produzione più intima, a tratti solitaria, ma tutt’altro che secondaria. In questi anni, tra la quiete dello studio di Mentone – sulla Costa Azzurra – e i soggiorni in Italia meridionale, l’artista approfondisce un’indagine sulla metamorfosi della forma che lo aveva accompagnato fin dagli esordi, caricandola ora di una nuova, intensissima forza lirica.

Fino alla morte, avvenuta nel 1980, continua a interrogare la forma e la materia, fedele a una poetica in cui l’elemento naturale si trasfigura in metafora esistenziale. Le sue opere, oggi presenti nelle maggiori collezioni pubbliche e private, restano tra le più riconoscibili e suggestive del panorama europeo del secolo scorso.