MAURICE UTRILLO
“La tour du Vauvert a Chatillon-Coligny”, 1917
50 x 61 cm. olio su tela
Quest‘opera è presente nell’asta di dipinti di giugno 2025
Maurice Utrillo nasce a Parigi nel 1883, figlio della pittrice Suzanne Valadon, artista autodidatta e figura vivace della bohème montmartrese: Maurice porterà il cognome dello spagnolo Miguel Utrillo, che lo riconoscerà legalmente. Fin dall’infanzia mostra fragilità emotiva e un temperamento instabile, aggravato da problemi di alcolismo che lo accompagneranno per tutta la vita. Sarà proprio la madre, nel tentativo di offrirgli una forma di equilibrio, a spingerlo verso la pittura: un gesto d’affetto che si rivelerà decisivo.
Senza una formazione accademica, Utrillo sviluppa un linguaggio visivo profondamente personale. Intorno al 1909 entra nella sua cosiddetta “période blanche”, durante la quale i bianchi gessosi, le tonalità lattiginose e le prospettive leggere diventano cifra stilistica inconfondibile. Utrillo non guarda alle grandi innovazioni delle avanguardie, ma si concentra sulla realtà silenziosa delle strade, delle chiese, dei vicoli, restituendo scene di quotidianità con uno sguardo sospeso, poetico, spesso intriso di malinconia. È un realismo intimo, privo di aneddoti, che lascia affiorare la bellezza muta e discreta dei luoghi.
Tra le opere di questo periodo si colloca La tour du Vauvert à Châtillon-Coligny, dipinta nel 1917. Il soggetto è una veduta della Loiret, regione rurale del centro della Francia, che Utrillo restituisce con grande sobrietà. La torre, unica protagonista architettonica della scena, emerge da un paesaggio quasi deserto, immerso in un’atmosfera grigia e rarefatta. Il cielo velato, le facciate scrostate, l’assenza di figure umane accentuano il senso di quiete e solitudine. Ma non c’è abbandono: la luce tenue che sfiora le superfici, la cura nella resa materica dei muri e l’equilibrio compositivo conferiscono al dipinto una dignità silenziosa, una sorta di spiritualità laica.
Utrillo, che raggiungerà la fama già negli anni Venti, non si allontanerà mai troppo da questo mondo di piazze, strade e campanili. Pur vivendo una vita segnata da ricoveri e isolamento, saprà conservare una straordinaria fedeltà al proprio sguardo. Muore a Dax nel 1955 e viene sepolto accanto alla madre a Saint-Ouen, lasciando un’opera che è, al tempo stesso, documento urbano e confessione esistenziale.